La sostenibilità in cantina

Le nuvole e le storie dei nostri vignaioli si rincorrono incessantemente, scandite dal ritmo delle stagioni. Guardiamo alla rinascita della vite che si sta piano piano ricoprendo di foglie e di tanto in tanto voltiamo gli occhi al passato, a quanta strada abbiamo fatto. La sostenibilità ambientale è stata una grande scommessa: la cantina progettata come centrale agro-energetica ci ha consentito di toccare con mano i vantaggi non solo economici ma soprattutto ambientali (inquinare non solo fa male, ma soprattutto non conviene).

Come mai l’idea del sughero

“L’idea del sughero nasce dall’esigenza di coibentare l’involucro esistente, in quanto durante il periodo estivo avevamo registrato all’interno del magazzino temperature elevate – raccontano i progettisti della cantina, gli architetti Christian Tribastone e Giovannella Avola -. Il sughero è un ottimo prodotto sia nel regime invernale, grazie alla buona conducibilità, ma soprattutto nel regime estivo in quanto dotato di elevata densità ed elevato calore specifico. Queste caratteristiche si traducono nel mantenere sia d’inverno che d’estate le condizioni ottimali di temperatura e di minimizzare quindi l’utilizzo dell’impianto di climatizzazione. La sua colorazione bruna, data dalla tostatura fa sì che lo stesso si integri perfettamente al paesaggio circostante”.

Sostenibilità in cantina e in agricoltura

Il progetto della cantina, ovviamente sposa l’idea di sostenibilità ambientale perseguita dall’azienda la quale adotta sistemi di agricoltura e produzione biologica. “L’intero fabbisogno energetico della cantina – aggiungono i due tecnici- è soddisfatto dall’impianto fotovoltaico posto a copertura dell’edificio. Inoltre, in merito alla risorsa acqua., tutta l’acqua consumata nel ciclo lavorativo della cantina attraverso dei sistemi di grigliatura e raccolta confluiscono in un sistema di fitodepurazione che consente alla stessa di essere recuperata e riutilizzata per gli usi consentiti, inoltre è anche riutilizzata parte dell’acqua piovana della copertura che confluisce in dei sistemi di raccolta che consentono poi di riutilizzarla”.

Una sintesi di semplicità e funzionalità

Il progetto HORUS nasce dalla collaborazione e dall’esperienza con l’enologo Romano che ben conosce quali sono le funzionalità che una cantina deve contenere. “L’edificio è stato pensato per accogliere i vari ambienti legati al ciclo produttivo del vino – precisano gli architetti Tribastone e D’Avola-, per cui vi sono delle aree ben distinte per ogni fase lavorativa, inoltre semplici elementi architettonici configurano vari spazi con funzionalità differenti. Sono dei contenitori all’interno di un contenitore che ospitano: il laboratorio, la barricaia, un deposito per i materiali di consumo e un deposito per il prodotto finito oltre che gli spazi a servizio dei lavoratori”.
A breve sarà allestita all’interno della cantina una piccola saletta degustazione, anche se si sta già lavorando alla progettazione di uno spazio esterno all’edificio, ma all’interno dell’azienda immerso tra i vigneti che prevede il recupero di un edificio esistente che possa fungere da sala degustazione per quanti vorranno visitare e apprezzare i vini prodotti da questa giovane e promettente azienda.

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